Le esportazioni tedesche verso la Russia sono crollate (-64% ad aprile su base annua) dall’invasione dell’Ucraina, secondo quanto riportato dall’Ufficio federale di statistica (Destatis), in seguito all’imposizione delle sanzioni europee.
Allo stesso tempo, le importazioni russe in Germania sono in forte espansione: +42% su base annua ad aprile, attestandosi in valore assoluto a 3,7 mld di euro. I maggiori beni di importazione dalla Russia sono stati il petrolio greggio e il gas naturale, nonostante il governo stia lavorando allo svezzamento dell’import di energia da Mosca. In realtà, gli aumenti del valore delle importazioni sono stati in gran parte dovuti ai prezzi alle stelle di petrolio e gas piuttosto che all’aumento dei volumi acquistati.
Nello stesso mese, ovvero ad aprile, le importazioni tedesche dalla Cina sono aumentate del 52,8% a 16,7 miliardi di euro (il dato è in particolare trainato dai prodotti chimici) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Al contrario, le esportazioni tedesche verso la Cina sono leggermente diminuite.
La Germania sta dunque assistendo a un forte aumento dell’import da Russia e Cina, e a una riduzione delle esportazioni. La prima economia europea ha fatto le sue fortune, dopo la Seconda guerra mondiale, sfruttando i vantaggi delle catene di approvvigionamento globali. Ora, il suo modello fondato sull’export sembra non funzionare più.
Dopo la caduta del comunismo, la Germania è passata dall’essere il malato d’Europa a diventare la sua principale potenza economica. Ma ora che sta nascendo una nuova era di deglobalizzazione selettiva, la Germania dovrà riflettere attentamente su come gestire la propria dipendenza dal commercio internazionale.