A maggio la bilancia commerciale tedesca è stata in passivo (-1 miliardo di euro). L’interscambio complessivo si è attestato a oltre 252 mld. Lo riferisce l’Ufficio statistico federale in Germania. È la prima volta che accade dal 1991. Negli anni scorsi, gli attivi mensili erano arrivati a superare anche i 20 miliardi di euro.
Il surplus commerciale tedesco ha una profonda valenza strategica. La Germania sfoga all’estero l’eccesso di produzione e i proventi contribuiscono a ridurre le differenze interne, in particolare quelle fra i Länder orientali e il resto del paese.
Di qui la necessità di circondarsi di mercati per facilitare l’assorbimento delle esportazioni, che l’Ue ha finora incarnato efficamente. Allo stesso tempo, la Germania ha limitato nel corso degli anni l’import dagli altri paesi comunitari, esponendosi a dure critiche e aprendo un solco macroeconomico tra la locomotiva del Vecchio continente e gli altri Stati dell’Unione.
Vari fattori sono all’origine del passivo. Fra questi, la riduzione della domanda dei paesi europei e l’aumento del costo delle importazioni, in particolare delle fonti energetiche provenienti dalla Russia. La guerra, l’inflazione e le difficoltà delle filiere di approvvigionamento stanno deprimendo i mercati vicini e mettono a rischio la produzione manifatturiera.
Non stupisce dunque che poche ore prima il cancelliere Olaf Scholz avesse definito la recente impennata dei prezzi di energia e alimenti “dinamite sociale”. La prima economia europea, alla quale l’Italia è fortemente correlata, sembra aver imboccato la via della recessione, preannunciando un autunno difficile per l’Europa.