Il 55% dei sudcoreani ha smesso di comprare Made in Japan. E così uno scontro nato dall’ennesima disputa sull’eredità bellica, e salito di livello quando Tokyo ha bloccato una serie di esportazioni hi-tech verso la Corea del Sud, ora minaccia di diventare un vero conflitto commerciale.
Tra sudcoreani e giapponesi non corre buon sangue per colpa delle atrocità compiute dai nipponici prima e durante la Guerra Mondiale. Poi, lo scorso anno la Corte suprema di Seul ha stabilito che Nippon Steel e Mitsubishi Heavy Industries, aziende giapponesi colpevoli di aver utilizzato durante la Guerra lavoratori forzati sudcoreani, devono risarcirli.
Tokyo, che ritiene i debiti di guerra già saldati, lo definisce un atto di “guerra economica” e chiede al governo sudcoreano di rimandare tutto all’arbitrato di un Paese terzo. Nel frattempo, il governo di Shinzo Abe ha bloccato le esportazioni verso Seul di tre materie prime chiave per l’industria dei semiconduttori e dei display, un colpo al ventre di Samsung.
Un'escalation che finora gli Stati Uniti sono rimasti a guardare senza intromettersi, nonostante coinvolga i suoi principali alleati nell’area (e vada a vantaggio della Cina). Le aziende giapponesi cominciano a sentirne gli effetti negativi. Ma a soffrire ancora di più potrebbe essere l’industria turistica, visto che un quarto dei turisti stranieri che visitano la terza economia al mondo sono sudcoreani.