Lo Stato Islamico sta cercando di risorgere. E per provarci ha scelto un paese devastato dalla guerra civile: la Libia. Nel paese nordafricano è facile recuperare armi e la presenza di questo focolaio jihadista è testimoniata dalla campagna aerea lanciata dal governo Usa. Nei giorni scorsi i droni statunitensi sono tornati all’attacco proprio in Libia per la quarta volta in dodici giorni, uccidendo 43 presunti jihadisti.
L’obiettivo è sempre lo stesso: una formazione dell’Isis, nascosta nei territori desertici del Fezzan, la regione più meridionale che si trova non lontano dal confine del Niger: il crocevia dei traffici dall'Africa Centrale e della rotta dei migranti diretti verso l'Europa.
“Puntiamo a distruggere l’attività di pianificazione e addestramento dei terroristi”, ha dichiarato il generale William Gayler, direttore delle operazioni di Africom. Segno che quelle prese di mira in Libia non sono piccole cellule dello Stato Islamico ma un nucleo che sta cercando di riorganizzarsi.
La questione libica è sempre più urgente. E sale il rischio che la Tripolitania si trasformi in una nuova Siria.