È il 4 aprile del 2019 quando Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, visita Tripoli e un centro di detenzione della capitale libica. Si dichiara ”scioccato” dal livello di sofferenza che ha visto.
“Quello che accade in questi centri non è solo responsabilità della Libia, ma dell’intera comunità internazionale – aveva detto Guterres -. Ed è molto difficile sostenere che lo sbarco in Libia sia uno sbarco in sicurezza”.
Poi, a settembre (2019), le Nazioni Unite pubblicano un rapporto in cui accusano apertamente autorità locali e statali libiche del coinvolgimento nella tratta di esseri umani.
Ma nel febbraio 2020 l’Italia rinnova automaticamente il Memorandum di intesa sottoscritto nel 2017 (dal Ministro dell’Interno Marco Minniti e poi cavalcato anche dal governo gialloverde), il protocollo con cui l’Italia si è impegnata a finanziare i centri libici e a fornire sostegno alle autorità per il contrasto all’immigrazione irregolare.
Nel frattempo la Commissaria dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, in una lettera chiede al ministro degli Esteri Luigi Di Maio di “sospendere le attività di collaborazione con la Guardia costiera libica”. Al tempo stesso è vero che l’Ue, invece di far sì che tutti i 27 paesi si impegnassero sul ricollocamento dei migranti (che di fatto è l’unica soluzione possibile), ha lasciato che paesi come Italia, Grecia, Spagna se la sbrigassero da soli.
Poi il 16 luglio la Camera dei Deputati vota il rifinanziamento della missione in Libia: 410 sì, 23 no, 1 astenuto. Un plebiscito.
E scoppia il caso nel Pd. Nonostante l’Assemblea del partito, lo scorso 25 febbraio avesse espressamente dato parere contrario al rinnovo degli accordi, ha sostenuto in aula, con poche eccezioni, il rifinanziamento.
Si tratta di 58 milioni di euro, di cui 10 alla missione bilaterale di supporto alla Guardia costiera Libica, 3 mln in più dello scorso anno. A conti fatti, dalla firma del Memorandum a oggi, i fondi stanziati dall’Italia per la Guardia costiera libica hanno raggiunto la cifra di 22 mln. Come un bancomat.