Il G7 in corso in Canada rischia di essere imbarazzante. I leader delle maggiori economie sviluppate si incontrano in un contesto di crescente tensione sul commercio.
Le nuove tariffe statunitensi su acciaio e alluminio interessano tutti gli altri membri del G7: Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Giappone e il padrone di casa, il Canada. Quest’ultimo e l’Ue, che rappresenta quattro paesi del G7, stanno mettendo a punto i loro piani e potrebbero essere pronti a colpire le merci Usa con nuovi dazi all'inizio di luglio.
Non è certo insolito che ci siano differenze tra i partecipanti a qualsiasi vertice, incluso il G7. Ma il presidente Trump rappresenta qualcosa di nuovo, tra le altre cose, nel suo approccio al commercio internazionale. Il presidente degli Stati Uniti sembra considerare gli scambi commerciali come un'area in cui i paesi vincono o perdono, misurato dal fatto che le esportazioni siano maggiori delle importazioni. Poiché gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale (importa più di quello che esporta), lo vede come una perdita netta e, a suo avviso, è il risultato di cattivi accordi conclusi dalle precedenti amministrazioni.
Eppure, a partire dalla fine degli anni '40, gli Stati Uniti sono stati una delle forze trainanti nel ridurre gli ostacoli agli scambi globali di merci, prima attraverso l'Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio e poi, dal 1995, attraverso la World Trade Organization. Tre quarti di secolo dopo l'inizio di questo processo, gli Stati Uniti hanno uno dei più bassi livelli di tariffe tra i paesi membri del Wto. Non il più basso di tutti, come hanno affermato alcuni funzionari statunitensi: Hong Kong, ad esempio, non applica dazi. Ma adesso tutto è cambiato, o quantomeno sembra.
L'approccio statunitense è stato sempre in linea con l'opinione della maggioranza degli economisti in merito ai vantaggi conseguenti alla liberalizzazione del commercio. E soprattutto dalla diminuzione delle barriere, poiché ciò riduce i prezzi per i consumatori e le imprese che utilizzano beni importati. Certo, ciò che fa la differenza, è la distribuzione della ricchezza creata. Ma ciò che conta adesso è che la visione nella Casa Bianca è cambiata e rifiuta questo approccio. Trump non ama, a differenza dei suoi predecessori, i negoziati multilaterali, preferisce bilaterali e one-to-one. E ha sorpresa propone il ritorno della Russia nel G8, che però replica di non essere interessata.