Gli Usa hanno candidato Ajay Banga (ex Ceo di Mastercard, attualmente vicepresidente della società di equity General Atlantic e presidente di Exor), nuovo presidente della Banca Mondiale. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota. Banga vanta un lungo curriculum. In precedenza, tra i vari incarichi, Banga – classe 1959 - si è seduto nei consigli di amministrazione della Croce Rossa americana, di Kraft Foods e di Dow Inc. ed è cofondatore del Cyber Readiness Institute.
“Ajay - si legge nella nota della Casa Bianca - è dotato di capacità uniche per guidare la Banca mondiale in questo momento critico. Ha passato oltre 30 anni costruendo e gestendo aziende globali di successo che creano posti di lavoro e portano investimenti nelle economie in via di sviluppo. Ha una comprovata esperienza nella gestione di persone e sistemi e nella collaborazione con leader in tutto il mondo. Cresciuto in India, Ajay ha una prospettiva unica sulle opportunità e le sfide che i paesi in via di sviluppo devono affrontare e su come la Banca mondiale può realizzare la sua ambiziosa agenda per ridurre la povertà ed espandere la prosperità”.
La Banca Mondiale ha iniziato ad accettare candidature per il ruolo di presidente dopo l’annuncio delle dimissioni dell’attuale numero uno David Malpass. Accusato di essere un “negazionista del clima”, per essersi rifiutato di riconoscere le evidenze scientifiche sul ruolo delle attività umane nel global warming, Malpass - nominato nel 2019 dall’allora presidente statunitense, Donald Trump, che ha sempre contestato le politiche green, arrivando a ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi del 2015, decisione poi ribaltata da Joe Biden - lascerà l’incarico il 30 giugno, a meno di un anno dalla scadenza naturale del mandato.
Con la sua uscita, gli Stati Uniti - che per consuetudine scelgono il capo della Banca Mondiale, mentre i leader europei il numero uno del Fondo monetario internazionale - avranno l’opportunità di mettere al vertice della Banca Mondiale qualcuno che possa portare avanti la riforma dell’istituto che nel solo 2022 ha impegnato oltre 104 miliardi di dollari in progetti in tutto il mondo. Quanto siano davvero efficaci tali progetti è tuttavia opinabile, anche perché i paesi emergenti e quelli in via di sviluppo (ovvero i principali beneficiari dei pacchetti di aiuto della World Bank) non hanno di fatto voce in capitolo.
O più probabilmente si tratta di un tentativo degli Stati Uniti (piuttosto che di riformare) di sviluppare rapporti più stringenti con l’India, nella speranza di riuscire così ad evitare un ulteriore avvicinamento tra la Russia e il Subcontinente (che insieme alla Cina si è ancora una volta astenuta nelle votazioni sulla risoluzione contro Mosca).