Gli Stati Uniti impongono dazi doganali sulle importazioni di acciaio (25%) e alluminio (10%) da Ue, Canada e Messico. Scattano il primo giugno.
Il commissario europeo per il Commercio, Cecilia Malmstrom, ha detto che è stata una "brutta giornata per il commercio mondiale", mentre il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha definito la mossa "totalmente inaccettabile”.
Corea del Sud, Argentina, Australia e Brasile hanno deciso nei mesi scorsi, a fronte delle sole minacce, di porre limiti al volume di export diretto negli Stati Uniti in sostituzione delle (possibili) tariffe.
Con UE, Canada e Messico, invece, gli Stati Uniti avevano concesso esenzioni temporanee in scadenza il 31 maggio. Le negoziazioni per posticipare ulteriormente la data non sono state evidentemente ritenute soddisfacenti da Trump.
Quindi cosa accadrà ora? L'Unione europea e il Messico sembrano pronti a vendicarsi e il Canada ha lasciato intendere che potrebbe considerare di rompere la storica amicizia tra i due paesi. Il tutto appare meno comprensibile se si considerano i rapporti di Washington con Pechino, che sarebbe il suo obiettivo principale sul piano del commercio mondiale e con il quale, eppure, Trump è riuscito a evitare una guerra commerciale.
Quindi, forse, questo è semplicemente il modo in cui i negoziati si svolgono nell'era di Trump. Ad alta voce. Ma con quest’ultima mossa a danno di Canada, Messico ed Ue sembra aver cambiato strategia. Diventata ora più dura, ma non con la Cina.
Il presidente degli Stati Uniti non sembra, tuttavia, ancora aver considerato l’effetto boomerang, che i dazi potrebbero avere sull’economia. Dall'annuncio di Trump a marzo, le imprese Usa che acquistano metallo dall’estero, visto che la produzione domestica non è sufficiente a coprire la domanda, hanno cominciato a lamentarsi dei prezzi troppo alti. È pur vero che sono numerosi gli economisti ad aver avvertito la Casa Bianca sulla possibile trasmissione dei dazi sui consumatori finali, che ridurrebbero in tal caso il consumo portando alla possibile perdita di posti di lavoro.