Tra sabato e domenica è diventato ufficiale: all'inizio del suo 22° giorno, il parziale shutdown del governo federale Usa è diventato il più lungo mai registrato nella storia del Paese. Circa 800 mila dipendenti pubblici, coinvolti nella semiparalisi delle attività amministrative, sono senza stipendio.
Molti sono scesi in piazza a protestare: a causare ulteriore frustrazione è il fatto che non si sa quanto il blocco potrebbe durare. Intanto, i sindacati dei dipendenti federali hanno fatto causa al Governo, accusandolo di violare le leggi sul lavoro richiedendo ai dipendenti ritenuti "essenziali" di continuare a lavorare senza stipendio.
E l'agenzia Standard & Poors' fa i conti: a oggi lo shutdwon è costato 3,6 miliardi di dollari, circa 1,2 mld a settimana. Se durasse altri 14 giorni costerebbe più dei 5,7 mld chiesti da Trump per il Muro al confine con il Messico.
Da parte sua, Donald Trump sembra voler guadagnare tempo. "Sarebbe una soluzione facile per me dichiarare l'emergenza nazionale, ma non lo farò così velocemente", ha affermato Trump che appare comunque determinato ad andare avanti sulla sua strada: ''La barriera d'acciaio, o il muro, avrebbe dovuto essere costruita dalle precedenti amministrazioni molto tempo fa. Non lo hanno fatto, lo farò io'' ha cinguettato su Twitter il presidente americano, che sa di poter contare sul National Emergency Act del 1976, il quale consente alla Casa Bianca di riallocare risorse del Governo senza l'approvazione del Congresso.
Al di là dell'emergenza nazionale comunque smentita dai numeri (nel 2018 il numero di ingressi dal confine meridionale degli Usa ha raggiunto il livello minimo da almeno 10 anni), fra le ipotesi allo studio da parte della Casa Bianca resta in piedi quella di usare i fondi destinati alle risorse a disposizione per gli uragani. In tal modo sarebbe possibile scavalcare il Congresso.