La velocità e il successo dell’offensiva talebana hanno preso molti di sorpresa. Ma mentre la maggior parte dei commenti della stampa internazionale e degli osservatori si è concentrata sulla dimensione militare, molto meno è stato detto su come i fattori economici stanno modellando gli eventi in corso, incluso il commercio di oppio ed eroina.
L’importanza del flusso commerciale di droga nel paese è dimostrata e confermata dalla storia recente. Quando le fazioni in lotta in Afghanistan hanno smesso di ricevere aiuti militari e finanziari principalmente da Mosca e Washington dopo il ritiro dei russi alla fine degli anni ‘80, il controllo del commercio è divenuto sempre più importante. Ciò includeva l’economia della droga, che si è massicciamente espansa a partire dai primi anni ‘90.
E, ora, la storia si sta ripetendo. I talebani controllano anche le cosiddette regioni del papavero, nonché i mercati e le rotte verso Pakistan, Iran e Tagikistan.
Già nel 2020, secondo le Nazioni Unite, si è registrato (a causa di un mix fatto di conflitti e povertà diffusa, aggravata dal Covid e dalla siccità) un aumento del 37% della quantità di terra destinata alla coltivazione del papavero. Sia nelle campagne che nelle città di confine, l’economia dell’oppio fornisce infatti un’importante ancora di salvezza per gli afghani, molti dei quali stavano già attraversando una crisi umanitaria.
Occorre, inoltre, tenere conto del fatto che il traffico di droga è profondamente radicato nelle strategie di tutti gli attori in gioco in Afghanistan: i talebani, lo Stato, e la popolazione in generale. Un intreccio che continuerà ad alimentare il mercato globale dell’eroina, indipendentemente dal modo in cui si evolverà la situazione afgana.
