Dopo le contestate presidenziali che il 9 agosto hanno riconfermato per un sesto mandato Aleksandr Lukashenko, al potere da 26 anni, continuano le proteste in Bielorussia.
L’economia è in declino e il rifiuto della pandemia di Covid19 da parte di Lukashenko, che l’ha definita “psicosi”, sono tra i fattori che hanno alimentato le manifestazioni (che contestano brogli elettorali) arrivate all’ottavo giorno.
Domenica 16 agosto hanno sfilato due cortei, uno dei quali filo-governativo che ha visto la partecipazione di un migliaio di persone. L’altro (“Marcia per la libertà”), con decine di migliaia di bielorussi, indetto dalla candidata dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaja che ha cercato asilo in Lituania subito dopo il voto.
Nei primi giorni di protesta, circa 6.700 persone sono state arrestate. Alcune sono state rilasciate nella notte tra giovedì e venerdì e hanno raccontato delle torture subite dai servizi di sicurezza.
Intanto la Russia è scesa in campo. “Alla prima richiesta, Mosca fornirà assistenza totale per garantire la sicurezza della Bielorussia - riporta l’agenzia bielorussa Belta dopo la telefonata tra Aleksandr Lukashenko e Vladimir Putin -. L’intervento russo avverrà nell’eventualità di minacce militari esterne secondo le procedure previste dal patto militare congiunto”.