A giugno la Russia ha presentato un“ricorso” – così come Cina, Ue, India, Messico, Norvegia e Canada - all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sui dazi imposti da Donald Trump.
Ma uno dei problemi è proprio il Wto, diventato bersaglio fisso del presidente degli Stati Uniti. Paradossalmente le politiche economiche promosse dall’organizzazione con sede a Ginevra sono state per lungo tempo prese di mira dagli attivisti no-global, che però nel frattempo hanno cambiato obiettivo e cominciato ad attaccare gli accordi macroregionali come il Transfront Atlantic and Investment Partnership (TTIP). Il vuoto è stato subito coperto da Trump.
L’isolamento in cui sembra trovarsi ora il Wto ha indotto la Russia a non aspettare. In risposta a quelle su acciaio e alluminio, Mosca introduce tariffe da 25 al 40% su una serie di prodotti “made in Usa”. Lo ha annunciato il ministro russo della Sviluppo economico, Maxim Oreshkin. Il quale ha, poi, specificato che la Russia prevede di tassare 87,6 milioni di dollari di importazioni annuali dagli Stati Uniti. Ulteriori dazi potrebbero essere applicati entro tre anni al fine di compensare i 537,6 milioni di dollari persi dagli esportatori russi a causa dei dazi applicati da Washington. Il trade-game, fatto di minacce e ritrattazioni, sta lasciando il posto ad una effettiva guerra commerciale.