Dopo un divorzio durato 60 anni, più di qualcuno vorrebbe far tornare il Molise negli Abruzzi, così come era stato fino al 1963 quando si chiamava “Abruzzi e Molise”. In un’area sempre più disabitata e sommersa dai debiti, oggi una parte della popolazione si sta dando da fare per fondersi con la comunità abruzzese.
Ma perché il piccolo Molise è riuscito a diventare una Regione, status negato ad aree più estese e popolate come la Romagna e il Salento? Dopo un acceso dibattito parlamentare, nel 1963 arriva la legge costituzionale che sancisce la nascita del Molise.
Le motivazioni che portano alla creazione del nuovo ente sono sostanzialmente tre.
1) Identitaria-culturale.
2) Logistica-amministrativa. All’epoca, i molisani per l’esame della patente dovevano raggiungere la motorizzazione a Pescara, per il distretto militare si doveva andare a Bari, per la Corte d’Appello a Napoli, i servizi erariali a Benevento. A distanza di 60 anni, il problema è stato risolto solo in parte. Ad esempio, il comando generale dei carabinieri è ancora in Abruzzo.
3) Elettorale. Nell’articolo 57 della Costituzione è inserito il comma che prevede due senatori provenienti dal territorio. La Democrazia Cristiana, dunque, si assicura nel feudo elettorale molisano un seggio di senatore in più.
All’inizio degli anni Sessanta le due regioni sono molto arretrate. Il tenore di vita delle due popolazioni è inferiore di un terzo rispetto alla media italiana.
Poi, all’inizio degli anni ’90, l’economia abruzzese si avvicina a quella nazionale, mentre quella molisana migliora ma non decolla. La crescita in seguito rallenta fino al brusco crollo nei primi due decenni del secolo, ma con enorme differenza fra le regioni: tra 2001 e 2014 il Pil dell’Abruzzo scende del 3,3 per cento, quello molisano precipita a quasi -20 per cento.
Nel corso degli anni il Molise si è spopolato e a fine 2023 i residenti sono 289.294. È l’unica regione italiana ad avere una popolazione inferiore rispetto al tempo dell’Unità d’Italia. Dagli ultimi dati Istat il Pil pro-capite raggiunge i 24.500 euro contro i 27 mila dell’Abruzzo (e i 32.983 della media nazionale).
In Molise la crisi morde più forte. Intanto cresce il disavanzo pubblico che a fine 2021 ha superato i 573 milioni di euro, la Sanità è commissariata da 15 anni e ha ancora un debito di 138 mln.
Eppure, l’addizionale Irpef per i redditi superiori a 28 mila euro al 3,33 per cento, l’aliquota più alta d’Italia (in Abruzzo è ferma all’1,73). La capacità di gettito però resta limitata, anche perché bisogna mantenere un apparato regionale che costa 30,7 mln circa 105 euro a testa contro i 60 dell’Abruzzo.
Alla fine il “meglio da soli” non ha portato prosperità. Il 9 marzo è partita la raccolta firme per un referendum che mira a portare la provincia di Isernia dentro l’Abruzzo, e poi l’intero Molise (che non è mai riuscito davvero a camminare con le proprie gambe.