Gli investimenti totali nel settore in Italia sono passati da circa 110 miliardi di euro del 2014 a circa 133 miliardi di euro del 2019, con un tasso di crescita annuale del 3%. L’incidenza di tali investimenti sul PIL in Italia è cresciuta dal 6,8% del 2014 al 7,5% del 2019, segnando comunque una certa distanza rispetto ad altre economie europee (Germania e Spagna circa 9% e Francia circa 11%). In questo orizzonte temporale la spesa pubblica in infrastrutture si è attestata intorno al 2% del Pil, a fronte di una media dell’Ue di circa il 2,9%. È l’analisi della società di consulenza EY.
Investire in grandi opere strategiche assicurerebbe un volano alla ripresa: calcola infatti EY che “ogni euro speso nel settore si trasformi in 2,5 euro di Pil nel medio periodo. Si stima che le risorse del Recovery Plan possano consentire un incremento di circa il 25% della spesa pubblica per investimenti nei prossimi 5 anni, con un impatto annuo pari a circa lo 0,5% del Pil dell'anno 2019.”
D’altra parte, la sfida è creare le condizioni affinché queste risorse possano mobilitare anche un volume crescente di risorse private. Le stime di EY parlano di un valore compreso tra i circa 150 e 200 mld di investimenti complessivi in infrastrutture nei prossimi cinque anni che le risorse addizionali del Recovery Fund potrebbero mobilitare, con un impatto annuo pari al 1,8% del Pil del 2019”.
Secondo Stefania Radoccia (manager di EY), “in termini reali il pacchetto Next Generation EU vale per l’Italia 2 volte e mezzo circa gli investimenti del piano Marshall ed è da allora che il Paese non ha la possibilità di fare una manovra così espansiva. Per poter cogliere appieno questa opportunità di rilancio, è necessario attivare azioni di sviluppo mirate ad una nuova politica industriale, che sappia cogliere le specificità settoriali e i punti di forza del nostro sistema produttivo.”