Almeno 106 persone sono morte in Iran da quando sono scoppiate le proteste nei giorni scorsi a causa dell’aumento del prezzo della benzina deciso dal governo. A riferirlo è Amnesty International.
In tutto il paese le forze di sicurezza di Teheran hanno represso le mobilitazioni ricorrendo a pratiche particolarmente violente: alcuni manifestanti sono stati dati alle fiamme, altri sono stati uccisi dai cecchini appostati sui tetti e, in un caso, anche da un elicottero. Il governo iraniano non ha tuttavia fornito una cifra ufficiale del bilancio delle vittime e i media locali hanno parlano di ‘appena’ una dozzina di morti.
Il paese è in ginocchio. II prezzo del carburante è soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E non è servito a placare gli animi dei manifestanti l’annuncio del presidente Hassan Rouhani di destinare i maggiori proventi derivanti dalla benzina ai più bisognosi.
L’economia dell’Iran continua intanto a precipitare da quando gli Stati Uniti hanno reintrodotto le sanzioni lo scorso anno a seguito del ritiro di Washington dall’Accordo sul nucleare siglato nel 2015. A tal punto che, secondo Fmi e Banca Mondiale, l’economia del paese medio-orientale si contrarrà pesantemente quest’anno: -9,5%. Soltanto Libia (-19%) e Venezuela (-35%) faranno peggio in termini di Pil nel 2019. E il tasso di inflazione a ottobre è schizzato alle stelle: +35,7%.