Un nuovo rapporto Ocse (How well have Oecd countries responded to the coronavirus crisis?)valuta la reazione dei diversi paesi Ocse al Covid-19 in base a una serie di parametri, come i tassi di mortalità, il numero dei test effettuati e i livelli di assistenza sanitaria. I parametri sono poi mitigati da alcuni fattori di rischio, come la quota di popolazione sopra i 65 anni, il numero di obesi e la mobilità internazionale.
Alcuni paesi – Australia, Austria, Danimarca, Germania, Israele, Nuova Zelanda e Norvegia – sono promossi. Altri - Francia, Portogallo, Svezia e Svizzera - sono rimandati. Belgio, Italia, Spagna e Regno Unito sono, invece, bocciati. Il nostro Paese ha l’attenuante di essere stato colpito per primo in Europa, ma certo in alcune regioni la gestione della crisi è stata incerta e carente. Un discorso a parte meritano gli Stati Uniti poiché l’analisi non tiene conto della recente esplosione di casi.
Se queste sono le pagelle sanitarie, quali sono quelle economiche? Nel 2020 Spagna, Italia, Francia e Regno Unito subiranno una caduta del Pil tra il 10 e il 15%, mentre in Danimarca, Norvegia, Israele, Stati Uniti e Germania la recessione sarà meno acuta, fra il 6 e il 10%. Anche in questo caso molti fattori, quali la struttura settoriale, il grado di apertura al commercio internazionale o il ruolo del turismo, possono spiegare le differenze. “È tuttavia significativo – spiega l’economista Roi Hamaui su lavoce.info - che i paesi che hanno fornito risposte migliori sul fronte sanitario (limitando il numero dei morti ed effettuando più test) siano anche quelli che subiranno meno la crisi economica”.
“Oggi abbiamo capito che un migliore sistema sanitario, un sistema di tracciamento più efficace, oltre a una leadership capace di reagire rapidamente, possono aiutare non solo a salvare molte vite umane – aggiunge Hamaui - ma anche accompagnarsi a una economia più resiliente agli shock. In altri termini, la spesa sanitaria è un investimento indispensabile per rendere la nostra economia più sostenibile.”
“Ecco perché è importante investire nella sanità e utilizzare i fondi del Mes – conclude l’economista - che sono finalizzati a questo scopo e riducono (almeno per l’Italia) il costo del debito”.