Nei porti italiani arriva grano straniero pagato meno rispetto a quello nostrano, ma che non ha confronti (in termini di qualità) con il prodotto Made in Italy. Sembra assurdo, ma nel nostro paese sulla tavola il grano estero la fa da padrone.
E sempre di più. Dopo l’accordo Ceta, è aumentato in modo considerevole l’import di grano dal Canada. Nei porti italiani inoltre arriva il grano anche da Australia, Stati Uniti e Khazakistan.
In questi paesi (in confronto all’Italia) i costi di produzione sono nettamente inferiori. Il che innesca una feroce guerra al ribasso dei prezzi. Fino ad arrivare al paradosso di 50 centesimi di euro per un pacco di pasta. Il danno maggiore ricade così sui piccoli produttori.
È tuttavia anche vero che la produzione domestica di grano non copre il fabbisogno nazionale del cereale.
Ma proprio alla luce della differenza qualitativa del grano prodotto in Italia (superiore rispetto a quello importato), una parziale soluzione sarebbe facilmente a portata di mano. Basterebbe infatti prevedere l’obbligo di specificare se il grano è ‘italiano’ o ‘estero’.