“Quale mondo sogno per il post-Covid? Sogno un mondo che abbia imparato la lezione, che abbia capito che da soli non si va da nessuna parte, che per stare bene serve che anche gli altri stiano bene. Un mondo che, per esempio, capisca che se l’Occidente si vaccina tutto, ma intere zone restano senza il siero, non abbiamo risolto nulla. Sogno un mondo con meno diseguaglianze, vera piaga moderna. È un pensiero radicale, ma anche quello di Galileo lo fu”. La scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie ha aperto così nei mesi scorsi la lectio al Salone del Libro di Torino.
E sulle questioni di genere affonda il coltello nella piaga e pensa che alla base c’è una scarsa conoscenza dell’essere umano. “Un giorno – racconta la scrittrice nigeriana - mi trovavo in America per un premio. Un tassista mi chiese che lavoro facevo. Risposi che ero una scrittrice e lui mi disse che non leggeva e che mai avrebbe letto un romanzo di una donna nera perché non lo interessava. Ho capito in quel momento che tutti siamo ‘chiusi’ a certi mondi degli altri, per esempio io non leggo libri di fantascienza. E sbaglio perché in ogni opera umana c’è dell’umanità. E se gli uomini smettessero di leggere praticamente solo testi scritti da autori maschili per almeno 50 anni, credo non avremmo più violenze di genere. Gli uomini non avrebbero più così tanta voglia di fare loro violenza, di annientarle”.