Su cosa si fonda il modello teorico del cosiddetto “equilibrio economico generale”? Sulla fisica, benché possa sembrare agli occhi di qualcuno un’affermazione azzardata. Alla base di tutto – spiega il fisico Francesco Sylos Labini su Kritica Economica – ci sono un ingegnere, Léon Walras, e un fisico, Louis Jean Baptist Bachelier. Sono loro, oltre un secolo fa, ad aver costruito l’impianto concettuale dell’economia neoclassica moderna.
Ecco alcuni passaggi dell’articolo di Sylos Labini.
“Il pilastro fondamentale è fornito dalla analogia con la meccanica newtoniana. Lo scopo di Walras era di fornire un’espressione matematica quantitativa all’idea di equilibrio tra domanda e offerta, proprio come due forze si bilanciano per mantenere, ad esempio, un pianeta in un’orbita stazionaria intorno al Sole: la risultante di forze uguali e contrarie è una situazione di equilibrio. Così in economia, raggiunto questo punto di equilibrio, i produttori non forniranno troppo, creando surplus, né troppo poco, lasciando insoddisfatti gli acquirenti, in modo che al punto di equilibrio l’offerta equivalga alla domanda e le forze economiche si bilancino.”
“È così che l’approccio dell’equilibrio generale introdotto da Walras è diventato il nucleo del paradigma neoclassico. Questo spiega il motivo per cui i neoclassici hanno dovuto introdurre una grande quantità di matematica nei loro modelli: matematicamente l’equilibrio corrisponde a trovare il punto di massimo di una funzione appropriata.”
“Se il sistema si trova all’equilibrio, non è necessario comprendere la dinamica temporale che lo ha condotto a tale situazione: la descrizione dinamica dipendente dal tempo non viene perciò considerata dalla teoria e nella descrizione di un sistema macroscopico in equilibrio la dinamica temporale può essere sostituita da un’analisi probabilistica statica grazie all’ipotesi ergodica: questo significa che si assume che si possano descrivere i possibili stati di un sistema attraverso una distribuzione di probabilità indipendente dal tempo (come ad esempio accade per un dado).”
“Questa è la visione della teoria neoclassica che ha preso luce all’inizio del XX secolo. Il problema è che, nonostante gli sviluppi concettuali e tecnici che sono avvenuti da allora, le fondamenta dell’economia neoclassica, modellate secondo i concetti della fisica dell’Ottocento, non sono mutate.”
“I modelli di equilibrio non contemplano gli effetti cooperativi che possono essere innescati in seguito all’interazione dinamica, anche semplice, tra agenti. Come nota il fisico Jean-Philippe Bouchaud in riferimento alla crisi finanziaria del 2008, i modelli utilizzati per stabilire i prezzi, e dunque il rischio, dei prodotti finanziari relativi ai mutui subprime erano fondamentalmente errati proprio in quanto sottovalutavano la probabilità della comparsa di un evento coerente su grande scala, ovvero che più mutuatari invece di comportarsi in modo indipendente l’uno dall’altro sviluppassero una correlazione, diventando insolventi sui loro prestiti contemporaneamente.”
“Questi modelli hanno cioè trascurato la possibilità di una crisi globale, anche se hanno contribuito a innescarne una. Questo fatto è avvenuto poiché la più grande innovazione teorica avvenuta in fisica circa mezzo secolo fa, che ha posto le basi al campo interdisciplinare dei sistemi complessi, campo in cui è stato assegnato il premio Nobel per la fisica del 2021 a Giorgio Parisi, espandendo ulteriormente la rivoluzione concettuale iniziata dallo studio dei fenomeni caotici con il lavoro del meteorologo Edward Lorenz, non sembra essere stata assimilata nel campo dell’economia neoclassica.”