“Una volta era l’ozio a indicare privilegio: nel 1899 il sociologo Thorstein Veblen scriveva: ‘La palese astensione dal lavoro è il segnale convenzionale di uno status pecuniario superiore’. Oggi è l’opposto.” A sostenerlo è la psicologa Silvia Bellezza, esperta della Columbia Business School.
Cosa sta accadendo? “Con il passaggio sempre più marcato all’economia della conoscenza avere molti impegni significa avere un alto valore sul mercato – spiega Bellezza -. Gli status symbol tradizionali, dall’orologio di lusso alla barca, hanno il potere di farci sentire membri di un’élite, certo, ma sono pur sempre oggetti esterni. L’essere richiesti, invece, è legato più strettamente alla nostra individualità. E ci dice che valiamo molto.”
Il fenomeno teso a rimescolare le carte non riguarda soltanto l’ozio: si riflette anche nei consumi. Ma in tal caso la spiegazione è differente. Le teorie del trickle-down suggeriscono che gli status symbol e le tendenze che provengono dalle élite si muovono verso il basso. E allora accade che alcuni ristoranti di fascia alta servano cibo ‘low brow’ (destinato sulla carta ai meno abbienti) e persone con alto reddito indossino abiti di basso livello.
Ma per quale motivo è osservabile questa sorta di mondo alla rovescia? La risposta è che le élite a volte adottano elementi associati a gruppi di basso status per distinguersi dagli individui di medio status. Ecco perché ci si muove dall’alto al basso (in termini di status).
Da un lato emerge la volontà di essere richiesti, quindi apprezzati, dall’altro le persone ad alto reddito sembrano preoccupate di non mescolarsi troppo con la fascia media, piuttosto sconfinano in quella bassa.
In realtà, la teoria che l’assenza di tempo libero sia il nuovo status symbol sembra parzialmente smentita da alcune nuove tendenze rilevate recentemente negli Stati Uniti e anche in Europa. Tra queste, le dimissioni volontarie, la cosiddetta great resignation e la you-only-live-once (yolo - si vive una volta sola) economy, resa popolare dal rapper canadese Drake.