Conflitti violenti e tendenze nazionaliste fanno leva sull'insicurezza economica. Dal 2013 circa 766 milioni di persone, come sottolinea la Banca Mondiale, vivono con meno di 1,90 dollari al giorno: al di sotto della soglia di povertà, rappresentando ben il 10% della popolazione globale. L’1% più ricco detiene di fatto il potere economico mondiale: come si può fare per correggere questo stato di cose?
Sostenere che le attuali disparità di reddito sono eque, perché derivano dal risultato del libero mercato, non aiuta a comprendere pienamente il tema: uno sguardo più approfondito può convincere a sostenere interventi correttivi alla base di questo sistema.
Nel suo recente libro – “Fair Shot: Rethinking Inequality and How We Earn” - Chris Hughes, cofondatore di Facebook con Mark Zuckerberg, ripercorre le tappe che lo hanno portato a diventare milionario a soli 34 anni: la fortuna ha determinato gran parte del suo successo individuale. Eventi apparentemente piccoli, come la scelta di frequentare un determinato college (nel suo caso Harvard) possono avere un impatto enorme sul resto della propria vita.
La soluzione proposta da Hughes è quella di tassare i ricchi per fornire alle classi medio-basse un reddito minimo garantito e affrontare il problema della disuguaglianza. Tornando sul concetto di fortuna si può affermare che essa è determinante: alcuni analisti ribattono a questo sostenendo che anche il duro lavoro è importante. Nelle condizioni attuali è necessario trovare un equilibrio tra tassazione redistributiva e tolleranza di alcune disparità di reddito per mantenere le persone e le economie al lavoro.