Rinunciare completamente al gas russo “non è una cosa che faremmo, non credo che sarebbe molto responsabile”. Lo ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il primo settembre denunciando l’assoluta dipendenza della prima economia europea dall’oro blu della Federazione.
Eppure l’Europa pare disposta a correre il rischio dell’interruzione totale delle forniture russe. “Sono della ferma convinzione che è tempo di un tetto al prezzo del gas dai gasdotti russi in Europa”, ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Immediata è arrivata la risposta di Mosca. Il gas russo “semplicemente non ci sarà più” in Europa se l’Ue imporrà un tetto al prezzo, ha detto il vice capo del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, commentando le dichiarazioni di von der Leyen. “Sarà come per il petrolio. Semplicemente non ci sarà gas russo in Europa”, ha avvertito Medvedev.
L’imposizione di un ‘price cap’ al petrolio russo destabilizzerebbe i mercati del settore, ha aggiunto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che “le misure anti-russe adottate hanno portato a una crisi molto, molto profonda, una situazione in cui gli europei acquistano gas liquefatto principalmente dagli Stati Uniti per cifre folli e del tutto ingiustificate, e le aziende statunitensi si arricchiscono mentre i contribuenti europei si impoveriscono”. E Gazprom ha rincarato: “Le scorte europee di gas non basteranno per l’inverno”.
Intanto i ministri delle Finanze del G7 hanno approvato il piano che prevede di fissare un tetto al prezzo del petrolio che proviene dalla Russia. Gli Usa sperano che la mossa allenti la pressione sul mercato dell’energia e tagli i ricavi di Mosca. La misura dovrebbe avere effetto dal 5 dicembre per il greggio e dal 5 febbraio per i prodotti raffinati.
Dopo l’ok del G7, per renderlo operativo toccherà all’Ue modificare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, passo considerato non facile. Perché il ‘price cap’ ha il supporto della Commissione europea ma necessita dell’appoggio dei singoli Paesi membri (ed è noto che ad esempio l’Ungheria è contraria). Inoltre, per essere davvero efficace, la misura dovrebbe avere il supporto di paesi terzi che comprano grandi quantità di petrolio dalla Russia, ad esempio l’India.