L’appello lanciato dagli accademici francesi, sostenuto anche da Thomas Piketty, sta raccogliendo consensi in molti paesi europei. Si tratta di una proposta semplice, già ipotizzata a novembre da David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, ma dagli effetti potenzialmente dirompenti: siglare un accordo tra gli Stati europei e la Banca centrale europea (Bce) in base al quale quest’ultima si impegna a cancellare il debito pubblico che detiene (o a trasformarlo in debito perpetuo senza interessi), mentre gli Stati si impegnano a investire un pari importo nella ricostruzione sociale e nella transizione ecologica.
In gioco ci sono 2.500 miliardi di euro per l’Europa nel suo complesso (mentre il Recovery Fund ammonta a “solo” 750 miliardi). Una tale cifra potrebbe rispondere al fabbisogno richiesto dal Parlamento europeo per finanziare il piano di rilancio. Nel 2018, ben prima dell’emergenza sanitaria, la Corte dei conti europea auspicava un minimo di 300/400 miliardi di euro d’investimenti supplementari all’anno, mentre lo stanziamento effettivo è risultato essere di 300 miliardi in un arco triennale. Una dotazione dunque molto inferiore a quanto richiesto, e oggi, nel pieno della pandemia, ancor di più inadeguata.
La domanda che tutti si pongono è: si può fare? I firmatari della proposta, ma anche molti altri economisti, ritengono che sì, si può fare. La Bce detiene circa il 25% del debito pubblico europeo in seguito all’implementazione del Quantitative Easing e, come ogni altra istituzione finanziaria a livello mondiale, potrebbe effettivamente deliberare una rinuncia al proprio credito. Secondo i promotori, in nessun punto dei trattati europei questa operazione verrebbe esplicitamente vietata, mentre Christine Lagarde, attualmente alla guida della Bce, si è dichiarata contraria. “La cancellazione di questo debito è impensabile – ha commentato -. Sarebbe una violazione del Trattato europeo che proibisce rigorosamente il finanziamento monetario degli Stati. Questa regola è uno dei pilastri fondamentali dell’Euro.”
E nel resto del mondo? Per affrontare le conseguenze della pandemia, gli Stati Uniti stanno approntando un poderoso piano di rilancio da 1.900 miliardi di dollari e non esitano a utilizzare al massimo la loro politica monetaria per affiancare quella fiscale. Lo stesso stanno facendo gli altri giganti economici mondiali. La Banca del Giappone, ad esempio, usa il proprio potere di creazione di valuta per acquistare azioni direttamente sul mercato, diventando così il più grande investitore del paese.
L’Europa potrebbe fare altrettanto. L’alternativa sarebbe il rimborso di questo debito, ma per farlo occorrerebbe nuovo indebitamento, oppure l’aumento delle imposte e l’abbassamento della spesa. Una nuova fase di austerity che nessuno vuole. Neppure i tassi d’interesse molti ridotti o addirittura negativi hanno avuto il potere di spingere gli Stati a indebitarsi per investire: la tendenza, che al momento non vede alcun segnale d’inversione, è stata quella di limitarsi a ridurre il proprio debito.
Al contrario, la cancellazione da parte della Bce del debito pubblico in suo possesso, un’operazione circoscritta e legata alla garanzia di un chiaro programma di interventi pubblici di pari valore, potrebbe dare la spinta decisiva al Vecchio Continente per contrastare la pandemia e attuare la ricostruzione sociale e la transizione ecologica. E l’Europa tornerebbe padrona del proprio destino.