I cannoni installati dagli olandesi per respingere i coloni rivali sono ancora sul lungomare di Colombo. Più lontano, verso l’oceano, nel raggio d'azione dei cannoni, una nuova potenza mondiale sta lasciando il segno nella capitale dello Sri Lanka. È la Cina. Ma, al momento, quella zona della città – chiamata Port City - è solo una distesa piatta di terra che si protende verso il mare e si espande ogni giorno di più grazie alle navi che dragano sabbia. Alla fine la quantità estratta dal fondo oceanico dovrebbe raggiungere i 65 milioni di metri cubi.
Nel giro di pochi anni Port City ospiterà grattacieli, un distretto finanziario, ospedali e hotel. In tutto il mondo, le imprese cinesi stanno sviluppando l'iniziativa “Belt and Road” voluta dal presidente Xi Jinping con la costruzione di nuove strade, porti e ponti, ma nello Sri Lanka stanno mettendo su una nuova città, che doppierà le dimensioni di Colombo.
Costruita su un’area di 2,6 kmq di terreno recuperato dall'Oceano Indiano, la città è progettata per essere una piccola Singapore, con un proprio regime fiscale, e rappresenta il più grande investimento diretto estero nella storia dello Sri Lanka: 1,4 miliardi di dollari messi sul piatto dalla società China Communications Construction Company.
Il progetto architettonico lo rende paragonabile a Dubai o al Canary Wharf di Londra. Gli sviluppatori dicono che saranno disponibili 1,5 milioni di metri quadrati di uffici e gli investimenti privati potrebbero raggiungere i 13 miliardi di dollari.
Quella che era una zona difronte al mare della capitale appare ora sempre più lontana dalla povera Colombo, che - situata lungo le principali rotte marittime dell'Oceano Indiano - è stata uno snodo commerciale per oltre 2 mila anni.
L'idea di edificare Port City è stata proposta per la prima volta nel 2004. Ma una sanguinosa guerra civile di 25 anni ha fatto sì che il piano fosse rinviato. Poi la guerra è finita, nel 2009, grazie alle offensive dell'esercito dello Sri Lanka, anche se le Nazioni Unite hanno bollato come "orribili" le violazioni dei diritti umani commesse sia dall'esercito che dai ribelli, le Tigri Tamil.
Nonostante la chiusura del conflitto, nel 2014 il nuovo primo ministro, Ranil Wickramasinghe, ha accantonato il progetto, sostenendo che il dragaggio avrebbe distrutto la costa di Colombo, minacciando un fragile habitat marino e il sostentamento di 15 mila pescatori che lavorano nell'area.
Secondo gli ambientalisti il valore della sabbia dragata raggiungerà i 3,2 miliardi di dollari, ovvero una cifra superiore a 1,4 miliardi investiti dalla multinazionale cinese. Ma in seguito, a marzo 2016, il governo ha annunciato che presto i lavori sarebbero ripresi. E così è stato. Entro quattro anni dovebbero spuntare i primi grattacieli.