Il governo cubano ha autorizzato l’attività privata nella maggior parte dei settori, una riforma radicale in un Paese socialista dove lo Stato domina l’iniziativa economica. Il provvedimento, approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri, è stato annunciato da Granma, il quotidiano ufficiale del Partito comunista al governo.
L’attività privata, autorizzata nel 2010, aveva ricevuto un forte impulso nel 2014, durante la fase di disgelo con gli Usa approvata dall’allora presidente Barack Obama, ma era rimasta limitata a un elenco di 127 settori fissato dallo Stato ora eliminato. Tale lista sarà ora sostituita da un elenco che fisserà invece i settori riservati allo Stato, che saranno solo una minoranza “delle oltre 2.000 attività in cui è consentito l’esercizio del lavoro privato”, ha spiegato il ministero del Lavoro.
Attualmente, più di 600.000 cubani lavorano nel settore privato. Si tratta del 14,5% degli 11,2 milioni di abitanti dell’isola, principalmente nella gastronomia, nel trasporto (taxi) e nell’affitto di stanze ai turisti.
L’ostilità della successiva amministrazione Trump prima e la pandemia di coronavirus poi hanno però inferto un duro colpo all'industria turistica, spingendo il governo alla liberalizzazione.
Il ministro dell’Economia, Alejandro Gil, ha parlato su Twitter di “un passo importante per aumentare l’occupazione”.