La transizione demografica in Cina potrebbe avere conseguenze rilevanti sulla traiettoria della crescita e, di conseguenza, anche sul ruolo del paese asiatico nell’ordine economico internazionale. Se l’economia cinese si allontana rapidamente dall’iniziale eccedenza di manodopera, è evidente la necessità di porre l’accento sulle condizioni per sostenere la crescita attraverso l’accumulazione del capitale e il progresso tecnico. Altrimenti, il paese potrebbe correre il rischio di restare nella cosiddetta trappola del reddito medio.
D’altra parte, se le condizioni di eccedenza di manodopera persistono, una transizione industriale verso settori ad alta intensità di capitale e tecnologia (come programmato dal piano industriale Made in China 2026) e il trasferimento all’estero di industrie ad alta intensità di manodopera potrebbero ostacolare il processo di spostamento dei lavoratori dai settori tradizionali, solitamente dall’agricoltura, al settore manifatturiero, mettendo in pericolo la capacità di generare un tasso di disoccupazione accettabile.
In sintesi, l’impatto dell’invecchiamento della popolazione sull’economia è almeno duplice. In primo luogo, la percentuale di popolazione in età lavorativa diminuirà, riducendo l’offerta di lavoro. Ciò aggraverà il problema della carenza di manodopera nelle province costiere della Cina, che si manifesta già da almeno due decenni, esacerbato dalla politica delle residenze volta a evitare sia lo spopolamento delle aree rurali, sia l’ulteriore congestione nelle zone urbane.
In secondo luogo, una maggior quota di anziani porterà a un aumento del risparmio, dal momento che non è previsto un sistema pensionistico pubblico universale. Il crescente costo della vita, delle abitazioni e della spesa sanitaria in età avanzata sarà un ulteriore motivo di risparmio, e un ostacolo a un aumento del consumo.
L’influenza complessiva dell’invecchiamento della popolazione dipende dall’entità relativa di ciascun effetto e non è necessariamente negativa per la crescita economica. Certo è che in Cina l’enorme mole di risparmio privato motivata dall’esigenza di compensare la mancanza di welfare potrebbe aumentare ulteriormente, deprimendo la crescita. L’assenza di uno stato sociale, snobbato da Pechino come deriva dei paesi democratici verso la decadenza e la pigrizia, potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang.
Sono stati qui riportati alcuni passaggi di un articolo pubblicato dall’economista Alessia Amighini su lavoce.info