Nell'ultimo vertice Cina-Africa sono stati messi sul tavolo da parte di Pechino 52 miliardi di euro da destinare allo sviluppo del continente africano. Ma molti cinesi non capiscono perché il loro governo sia così generoso con l'Africa e così avaro con i propri cittadini.
La seconda economia al mondo è anche una delle più diseguali: l'1% della popolazione possiede poco meno della metà (43,8%) della ricchezza totale del paese. Mezzo miliardo di cinesi risiede nelle aree rurali dove l'accessibilità a elettricità, reti idriche e di scarico è ancora su livelli bassissimi.
La cifra di 52 mld rappresenta una somma considerevole, che si avvicina al Pil cumulato di Tibet e Qinghai, le due province più povere del paese, o di una volta e mezzo il bilancio statale per l’istruzione secondaria. L'idea che la spesa per lo shopping all'estero sia troppo alta è largamente diffusa anche tra gli economisti cinesi.
La Cina ha, tuttavia, bisogno dell'Africa sia come mercato di approvvigionamento (materie prime), sia come mercato di sbocco del “made in China”. Di tutto ciò, tuttavia, l’opinione pubblica cinese non si cura, anche se i confronti sono così accesi sui social media che le autorità hanno deciso di censurare la maggior parte di queste discussioni, punendo anche accademici e ricercatori che sarebbero entrati in conflitto con la dottrina ufficiale.
A questi critici il governo potrebbe facilmente replicare che parte dei 52 mld sono prestiti. Resta il fatto che Pechino, mentre cerca di guadagnare un posto in prima fila sul palcoscenico mondiale, fa finta di non vedere che la grande maggioranza dei propri cittadini non trae grossi benefici dallo spasmodico desiderio di conquista del presidente Xi Jinping. Dalla classe media in giù, invece, la preoccupazione è la vita quotidiana che stenta a migliorare.