Dare una pompata all’economia. Con questo obiettivo la People's Bank of China ha tagliato di 100 punti base le riserve obbligatorie che gli istituti di credito devono detenere - attualmente pari al 15,5% per le grandi banche e al 13,5% per quelle piccole.
La sforbiciata, che sarà efficace a partire dal prossimo 15 ottobre, è la quarta del 2018 e intende iniettare maggiore liquidità nel sistema finanziario in una fase nella quale la seconda economia al mondo mostra una flessione.
I più alti tassi di interesse degli Stati Uniti e le paure di una guerra commerciale accrescono le pressioni sulle economie di tutto il mondo. In Cina gli investimenti, così come le esportazioni, hanno frenato nella prima metà dell'anno.
Ciò significa che Pechino comincia a mostrare le ferite prodotte dalla guerra commerciale. Per tamponarle è stata decisa un’altra iniezione di liquidità: 109,2 miliardi di dollari destinati ad aumentare la speranza che l'impatto negativo delle maggiori tariffe statunitensi sulle esportazioni cinesi possa essere alleviato.
Non c'è al momento da preoccuparsi secondo la Banca centrale. Il taglio delle riserve non causerà la svalutazione dello yuan. Tuttavia, l’aumento della pressione sulla Cina potrebbe indurre Pechino a ritardare i piani sulla riduzione del suo enorme debito pubblico - non proprio una buona notizia per l'economia mondiale - a favore di un Pil più robusto di quello attuale. Che sembra esser diventato il primo nella lista dei pensieri per Xi Jinping, ormai abituato ad anni di crescita economica sfrenata senza soluzione di continuità.