È il principale evento internazionale in programma quest'anno in Cina. Si tratta del secondo Forum sulla Belt and Road Initiative (Bri) che si tiene dal 25 al 27 aprile a Pechino, dove sono attesi 37 capi di Stato e di governo. Tra questi, i rappresentanti di Austria, Egitto, Ungheria, Italia, Russia, ed Emirati Arabi Uniti. Parteciperanno anche delegati di Stati Uniti e Corea del Nord, oltre al direttore dell’Fmi, Christine Lagarde, e Antonio Guterres, il segretario delle Nazioni Unite.
La Bri - annunciata per la prima volta dal presidente cinese nel 2013 - rimane uno dei piani strategici ed economici più ambiziosi di Xi Jinping. L'obiettivo è potenziare la cooperazione tra i paesi eurasiatici e far progredire la crescita economica nella macroregione. Il progetto cerca anche di promuovere investimenti in progetti che colleghino dozzine di paesi tra Africa, Asia ed Europa attraverso la creazione di reti infrastrutturali che ricordino in qualche modo le antiche rotte commerciali della Via della Seta.
L’Italia è stato il primo paese del G7 ad aderire alla Bri. In ambito europeo anche Lussemburgo, Grecia e Portogallo hanno fatto la stessa scelta. Tuttavia, restano numerosi dubbi in merito all’impatto economico e occupazionale dei progetti della Bri avviati nelle economie avanzate. Mentre nei paesi emergenti – pur di finanziare le faraoniche opere cinesi - il rischio è di andare incontro a debiti pubblici insostenibili.