Un processo cominciato con Deng Tsiao Ping nel 1978 e che è arrivato a spostare l’asse del mondo da Occidente verso Oriente. E non è ancora concluso. Parliamo della crescita economica della Cina. Dura da quaranta anni anche se negli ultimi tempi mostra segni di rallentamento, ma sta cercando di puntare maggiormente sulla qualità. Così la Cina prova a sfidare gli Stati Uniti anche sul terreno dell’innovazione tecnologica, mentre, considerando il criterio della parità dei poteri di acquisto, il Pil totale cinese ha superato già nel 2014 quello statunitense e lo scarto continua ad allargarsi di anno in anno.
Torniamo al rallentamento della Cina. Secondo alcune stime (Wolf, 2019), nel mese di dicembre del 2018 il ritmo di crescita era sceso intorno al 4% su base annua. La frenata, tuttavia, non è durata a lungo: già quest’anno dovrebbe attestarsi tra il 6 e il 6,5%.
La ripresa è stata spinta, in particolare, dalla riduzione del carico fiscale sulle imprese per circa 300 miliardi di dollari, dall’allentamento della politica del credito, e dall’accelerazione dei programmi di investimento in infrastrutture. Un ruolo lo ha giocato anche l’aumento della domanda interna associato all’emersione della classe media.
Ciò non vuol dire che Pechino non voglia continuare a puntare anche sull’estero. Gli investimenti diretti cinesi nei paesi asiatici emergenti (Vietnam, Malesia, Singapore, India, Filippine, Kazakhstan, Bangladesh, ecc. ) destinati a creare nuova capacità produttiva sono aumentati del 200% nel 2018 rispetto all’anno precedente, arrivando a toccare i 55 miliardi di dollari. E la dinamica di crescita continua.
In tale quadro due problemi sembrano diventare sempre più urgenti: le forti diseguaglianze nella distribuzione del reddito e l’elevato livello di indebitamento di imprese, settore finanziario, privati, governo: ormai sfiora il 300% del Pil, contro il 150 circa del 2000 e il 200 del 2010 (fonte: Institute of International Finance).
Il governo nel 2018 è riuscito comunque a bloccare la crescita del fenomeno ed anzi a ridurlo leggermente, ma questa riduzione ha contribuito nei mesi scorsi a frenare la crescita del Pil. Occorre ricordare che una quota elevata di tale debito è detenuta da operatori nazionali (spesso statali). Anche per questo, e soprattutto analizzando i dati ad oggi disponibili, la Cina potrebbe godere di una crescita economica robusta ancora a lungo. D’altronde, tutte le previsioni contrarie degli ultimi decenni sono state smentite dall’evidenza empirica.