Mesi di proteste e tensioni stanno mettendo in ginocchio Hong Kong, che sta attraversando la più grave crisi politica degli ultimi decenni e ora - per la prima volta in dieci anni – l’economia dell’ex colonia britannica è caduta in recessione. Il terzo trimestre chiude con una diminuzione del Pil pari al 3,2%.
“Gli incidenti hanno tenuto lontano i turisti, provocando una diminuzione dei consumi e hanno seriamente messo in crisi il settore degli investimenti”, spiega Andreaw Au, economista del governo locale.
I turisti cancellano le prenotazioni (a luglio il numero di visitatori è diminuito di almeno il 5% su base annua, ad agosto è crollato di quasi il 40%), i commercianti non riescono a vendere, il mercato azionario vacilla, e i capitali vengono spostati all’estero (soprattutto verso Singapore).
A ciò si aggiunge la pressione subita da Hong Kong dal rallentamento dell’economia cinese e della prolungata guerra commerciale tra Pechino e Washington.
E, qualora Pechino decidesse di utilizzare il suo esercito in città, gli Usa potrebbero sospendere lo speciale status economico di Hong Kong, che al momento non è sottoposta alle sanzioni statunitensi.