L’economia cinese ha interrotto il graduale rallentamento della crescita iniziato nel 2011. Trend, dunque, invertito per la prima volta in sette anni, grazie all’impennata di esportazioni, costruzioni e consumi.
Ora la Cina sembra in una posizione migliore per gestire le difficoltà che il paese deve affrontare. Tra queste, un debito pubblico crescente e inquinamento elevato. Inoltre, l'aumento dei prestiti ha innescato il downgrade del rating del debito sovrano da parte delle agenzie.
Sarà anche per questi motivi che mediamente le stime degli economisti mostrano performance cinesi più modeste. In effetti, balza agli occhi quanto i dati ufficiali siano costanti, forse troppo. A tal punto da destare più di un sospetto, poi confermato da fatti concreti. Nella Mongolia cinese hanno ammesso di aver gonfiato per i 2/5 il valore della produzione industriale. Nella provincia di Liaoning (nordest della Cina) i governi locali hanno alterato le statistiche sul Pil dal 2011 al 2014. Simile sorte nella metropolis di Tianjin.
Occorre, tuttavia, riconoscere che misurare l’andamento qualitativo e quantitativo della seconda economia al mondo è quantomeno complesso e in molte aree della Cina sono carenti metodologie e strumenti di rilevazione e analisi statistica dei dati.
Il governo fa finta di niente. “Pensiamo che la ripresa sia reale - ha detto Yuan Gao, l'economista senior dell'ufficio di Pechino del Conference Board - Siamo solo preoccupati del fatto che gran parte di esso è basato su crediti inesigibili”.
In realtà, i funzionari cinesi non capiscano quanto aumentino i prezzi in Cina. Ciò tende a sovrastimare la crescita. E siamo da punto e a capo.
Presi per il PIL
Qualora venisse accertato che i dati macroeconomici siano stati manipolati dalla Cina, al fine di mostrare performance più convincenti anche durante gli anni bui della crisi internazionale, la notizia sarebbe grave e dagli effetti potenzialmente devastanti. Vorrebbe dire che gli studi, le analisi, i mercati finanziari e gli accordi internazionali che hanno attinto a quei dati perderebbero il loro valore tecnico e scientifico. L'impatto, poi, è ancora più rilevante se ad alterare i dati è la seconda economia del mondo.