La Cina scarica la Russia: interrompe gli investimenti nella Federazione e aumenta quelli in Arabia Saudita

Il paese più popoloso al mondo, che teme le sanzioni secondarie, riorienta la Belt and Road Initiative, ma continua ad acquistare petrolio e gas russi.

Pechino interrompe gli investimenti in Russia e aumenta quelli in Arabia Sa

Gli investimenti della nuova Belt and Road Initiative (Bri) della Cina in Russia sono scesi a zero per la prima volta, segnalando la riluttanza di Pechino a incorrere in sanzioni (secondarie, ovvero che colpirebbero i paesi che hanno rapporti economici e commerciali con quelli sanzionati) sulla scia della guerra in Ucraina.

In particolare, Pechino non ha raggiunto accordi con entità russe nell’ambito del programma Bri nella prima metà del 2022, secondo un rapporto del Green Finance & Development Center della Fudan University di Shanghai.

Christoph Nedopil Wang, direttore del Centro, ha detto che la minaccia di sanzioni guidate dall’Occidente potrebbe aver dissuaso la Cina dall’investire in Russia. E, mentre rallentava i suoi investimenti nella Federazione, Pechino ha intensificato i propri rapporti economici con il Medio Oriente e soprattutto con l’Arabia Saudita. Nel primo semestre 2022 la Cina ha firmato accordi con Riad per 5,5 mld, mentre nel 2021 l’Iraq è stato il paese che ha maggiormente ‘beneficiato’ dell’impegno cinese.

Secondo Wang, l’arresto degli investimenti verso la Federazione potrebbe essere “temporaneo”, in un contesto nel quale gli acquisti cinesi di esportazioni energetiche russe sono tuttavia aumentati nonostante la guerra. Ad oggi, il paese più popoloso al mondo dipende dalle forniture di Mosca per circa il 15% del suo petrolio e l’8% del suo gas.

La Russia è tra i principali ‘beneficiari’ della Bri che, dalla sua istituzione nel 2013, ha visto Pechino mettere sul piatto a livello globale la cifra abnorme di 932 miliardi di dollari destinati principalmente alla costruzione di opere infrastrutturali.

I numeri della Bri sono comunque in lieve calo a livello globale, segnalando che i prestiti cinesi spesso esacerbano le pressioni finanziarie sui governi vulnerabili. Basta guardare a quanto sta accadendo nello Sri Lanka, paese beneficiario della Bri e andato in default sul suo debito sovrano a maggio.

Ma, al di là della Bri, la Cina – secondo alcuni osservatori – sta di fatto aggirando in parte le sanzioni occidentali. Fatto che probabilmente ha indotto Pechino quantomeno ad interrompere gli impegni connessi alla Bri.

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