Il ministro francese dell'Economia Bruno Le Maire bacchetta Air France, dopo il quattordicesimo giorno di sciopero della compagnia di bandiera: "Lo Stato non è lì per pagare i debiti e venire in soccorso di aziende non intenzionate sforzarsi per essere competitive", ha dichiarato domenica 6 maggio.
Il discorso è molto chiaro: lo Stato francese, “azionista di minoranza” di Air France-Klm con il 14%, non è intenzionato a farsi carico delle perdite in assenza di un piano di sviluppo: dunque la compagnia, in rosso nel primo trimestre e senza più il suo amministratore delegato Jean-Marc Janaillac che si è dimesso venerdì scorso, sta attraversando un periodo difficile.
La direzione di Air France-Klm aveva proposto un aumento salariale del 7% spalmato su quattro anni (2018-2021), con pagamenti collegati ai risultati finanziari: le dieci organizzazioni sindacali di piloti, hostess e steward e membri del personale di terra hanno chiesto un aumento del 5,1% nel 2018, come “recupero” necessario dopo sei anni di congelamento degli stipendi.
Intanto Le Maire si è appellato al senso di responsabilità dei lavoratori e a non chiedere “aumenti salariali ingiustificati”, visto che è in gioco la sopravvivenza stessa di Air France. Il Consiglio di amministrazione della compagnia ha chiesto all’ad dimissionario, Jean-Marc Jenaillac, di assumere le sue funzioni fino al 15 maggio, quando verrà istituita una “soluzione di governance transitoria” per riaprire il dialogo sociale e ripristinare la competitività sul mercato.