L’Africa è destinata a rappresentare oltre il 40% della popolazione mondiale entro la fine di questo secolo. Eppure i paesi del continente sono, di fatto, ancora oggi esclusi dalla globalizzazione. La quota africana nel commercio mondiale ristagna attorno al 3%.
Se si vuole rendere la globalizzazione più inclusiva, cio’ richiede politiche che affrontino la disuguaglianza all'interno delle economie avanzate e simultaneamente promuovano la convergenza degli standard di vita tra Africa e paesi ad alto reddito.
Operazione non facile, resa ancora più complicata dall’avvento del digitale che ha finito per accentuare il gap tra il Nord e il Sud del mondo. Non sorprende quindi che la disparità nel rapporto tra i redditi africani e quelli delle economie avanzate sia cresciuto negli ultimi decenni, passando dal 12% dei primi anni '80 all'8% attuale.
Sebbene il costo per accedere a Internet in Africa sia il più alto del mondo e la penetrazione del web raggiunga il 37% della popolazione a fronte di una media mondiale del 57% - secondo alcuni osservatori - il digitale potrebbe rivelarsi il nuovo volano dello sviluppo. Il boom demografico, infatti, genererà un’enorme quantità di dati sui comportamenti degli africani: sarà questo il nuovo petrolio?
Resta da vedere, qualora così fosse, se almeno stavolta gli africani riusciranno a non farsi depredare dalle economie avanzate anche questa potenziale nuova risorsa. La sfida è complessa, anche perché entro il 2030, il continente ospiterà quasi il 90% delle persone più povere del mondo. E a meno che la globalizzazione funzioni meglio per l'Africa di quanto non sia avvenuto sino ad ora, lo sviluppo resterà una chimera.
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