Il 22,5% della popolazione dell’Ue è stato esposto al rischio di povertà nel 2017. A sostenerlo è Eurostat. Dopo aver raggiunto il 25% nel 2012, la percentuale di persone a rischio ha cominciato a scendere.
Disaggregando i dati a livello nazionale appare un altro scenario. Più di un terzo della popolazione era a rischio di povertà o esclusione sociale in tre Stati membri: Bulgaria (38,9%), Romania (35,7%) e Grecia (34,8%). All'estremo opposto della scala, le quote più basse sono state registrate nella Repubblica ceca (12,2%), Finlandia (15,7%), Slovacchia (16,3%), Paesi Bassi (17,0%), Slovenia e Francia (entrambi 17,1%) e Danimarca (17,2%).
Il rischio di povertà o di esclusione sociale, rispetto al 2008, è aumentato in dieci Stati membri, con il maggiore incremento osservato in Grecia (34,8% nel 2017; +6,7 punti percentuali), Italia (+3,4 pp), Spagna (+2,8 pp), Paesi Bassi (+2,1 pp), Cipro (+1,9 pp) ed Estonia (+1,6 pp). Al contrario, il calo maggiore è stato osservato in Polonia (-11,0 pp), seguita da Romania (-8,5 pp), Lettonia (-6,0 pp) e Bulgaria (-5,9 pp).
Se si passa ad analizzare i valori assoluti emerge che l'Italia è il Paese europeo con il numero più alto di persone a rischio: 17,4 milioni, ovvero il 28,9% della popolazione. Guardando la quota di persone a rischio rispetto alla popolazione, l'Italia scende dal primo al quinto posto, dopo Bulgaria, Romania, Grecia e Lituania.