Con le riaperture di maggio la produzione industriale italiana recupera, ma resta lontana dai livelli di un anno fa e nel secondo trimestre è attesa diminuire di circa un quarto rispetto al primo.
È quanto indica il Centro studi di Confindustria, rilevando che in maggio la produzione è diminuita del 33,8% rispetto ad un anno prima, dopo il -44,3% rilevato in aprile sempre nel confronto annuo. In termini congiunturali, ovvero rispetto al mese precedente, si è avuto un rimbalzo del 31,4% in maggio, dopo una caduta del 24,2% in aprile. Ma qualcun’altro prova a gettare acqua sul fuoco.
La ripresa del settore manifatturiero europeo, uno dei più consistenti in termini di valore aggiunto, potrebbe prendere il via già nel terzo trimestre, con un ruolo di primo piano per l’Italia. È quanto sembrano prefigurare gli indici Pmi che misurano la fiducia dei direttori degli acquisti pubblicati da Markit, nei quali la Penisola risulta primeggiare nel Continente.
Il Pmi finale del settore manifatturiero dell’Eurozona a maggio si attesta 39,4 punti, in netto recupero rispetto ad aprile (33,4 punti). Il dato, tuttavia, resta ancora ampiamente in territorio negativo: ogni lettura al di sotto dei 50 punti prefigura infatti una contrazione dell’attività economica.
I direttori degli acquisti italiani risultano i meno pessimisti sulle prospettive del settore manifatturiero, con un indice a quota 45,4 punti (ai massimi da tre mesi). Seguono, nell’ordine, Grecia (41,1 punti); Francia (40,6); Austria (40,4); Spagna (38,3) e Germania (36,6).
“Pare che il punto più basso della contrazione sia stato raggiunto ad aprile, a maggio infatti la produzione è diminuita ad un tasso notevolmente più lento. Il miglioramento riflette solo in parte il paragone con le scioccanti contrazioni di aprile, ma è stato anche collegato alla riapertura delle aziende data dall’allentamento delle misure restrittive, e questo è incoraggiante”, ha affermato Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit.