È ufficiale. La prima economia europea ha bruscamente rallentato. Le incertezze legate alla Brexit e le tensioni commerciali globali cominciano a pesare su un'economia basata sulle esportazioni.
Nei giorni scorsi la notizia era stata comunicata dal Fondo Monetario Internazionale. Secondo l’Organizzazione con sede a Washington, la stima sulla crescita tedesca scende dall’1,9% di ottobre all’1,3% attuale.
Ma il malato sembra ora essersi aggravato e non ha più un brutto raffreddore. La testata economico-finanziaria tedesca Handelsblatt ha rivelato di aver avuto accesso al Rapporto annuale del ministero dell’Economia che sarà presentato nei prossimi giorni a Berlino (poi reso ufficiale il 30 gennaio dal ministro dell'Economia tedesco, ndr). La previsione governativa sul Pil del 2019 crolla: passa dall’1,8% all’1%.
E il 25 gennaio, il rispettato istituto economico Ifo ha diffuso i dati sull’indice di fiducia delle imprese, sceso a gennaio per il quinto mese consecutivo raggiungendo, così, il livello più basso da febbraio 2016.
Nonostante tutto, nel 2018 il Pil è stato dell'1,5% (ma nei due anni precedenti aveva registrato il 2,2%), segnando il nono anno consecutivo di espansione. Sarà anche per questo che il rapporto ministeriale non prefigura, tuttavia, lo scenario di una grave recessione: la locomotiva d’Europa dovrebbe tornare a crescere di più (1,6%) nel 2020.
La situazione appare, invece, più critica per l’economia europea e, in particolare, quella italiana che è agganciata a quella tedesca. Se Berlino dovesse davvero crescere soltanto l'1% sarà quasi impossibile per l’Italia riuscire a superare il mezzo punto percentuale. Molto lontano dalla stima sul Pil 2019 inserita dal governo Conte nella Legge di Bilancio.