L’attivista politico americano di origine britannica Thomas Paine suggerì per la prima volta una sorta di eredità universale nel 1797. Secondo il suo piano, ogni uomo e donna avrebbe ricevuto un beneficio monetario pari a circa 1.200 euro attualizzati al raggiungimento dell’età di 21 anni, pagato aumentando ai ricchi le tasse sulla proprietà.
Quasi 200 anni dopo, l’idea è stata poi ripresa dall’economista britannico Anthony B. Atkinson. Nel 2015, nel suo ultimo libro ‘Disuguaglianza: cosa può essere fatto?’, ha proposto di utilizzare le tasse di successione per pagare un’eredità di base assegnata a tutti al raggiungimento dell’età adulta.
Ora l’idea è tornata ancora una volta di attualità in Germania. A dicembre, mentre l’attenzione del mondo era concentrata sulla diffusione della variante Omicron, l’Istituto tedesco per la ricerca economica ha rilanciato l’idea secolare per ridurre la disuguaglianza.
Si tratta, appunto, dell’eredità universale di base (Universal Basic Inheritance, o Grunderbe in tedesco) che assegnerebbe 20.000 euro a ciascun residente al raggiungimento dei 18 anni di età. La somma sarebbe destinata a finanziare l’istruzione o la formazione, a favorire l’acquisto della prima casa e-o a sostenere l’avvio di un’impresa.
L’idea è in qualche modo simile al reddito di base universale, che assegna alle persone un reddito mensile minimo senza alcuna condizionalità.
Sulla base di circa 750.000 residenti tedeschi che raggiungono l’età adulta ogni anno, l’eredità universale costerebbe al governo tedesco circa 22,6 miliardi di euro l’anno. Potrebbe essere finanziato aumentando l’imposta di successione, introducendo una tassa sugli ultraricchi e riformando le tasse sulla proprietà.
Secondo l’esperto fiscale del think tank tedesco Stefan Bach, le simulazioni hanno mostrato che uno schema di eredità universale ridurrebbe il coefficiente di Gini del 5-7%.