L’inflazione in Argentina ha raggiunto il 211,4 per cento nel 2023, ha annunciato il 10 gennaio l’istituto di statistica nazionale. Il dato di dicembre, il primo da quando si è insediato il presidente ultraliberista Javier Milei, è invece del 25,5 per cento.
Un’inflazione elevata, intorno al 30 per cento, era attesa per dicembre per il duplice effetto della fine dei controlli sui prezzi, introdotto dai precedenti governi, e della svalutazione di più del 50 per cento del peso, la valuta nazionale, annunciata il 12 dicembre, due giorni dopo l’entrata in carica di Milei.
Nel suo discorso d’insediamento del 10 dicembre, Milei aveva avvertito che “nel breve periodo le cose peggioreranno”, ma che le misure di austerità avrebbero permesso di riportare sotto controllo l’inflazione e il debito pubblico. Secondo Milei, per vedere i risultati ci vorranno “dai dodici ai ventiquattro mesi”.
Il Decreto di necessità e urgenza emanato il 20 dicembre - che prevede una campagna di liberalizzazioni e deregolamentazioni dell’economia argentina, e la modifica o l’abrogazione di più di trecento norme - è già entrato in vigore in attesa di essere approvato dal Parlamento, dove però il partito di Milei è in minoranza. La sua formazione, La libertad avanza (Lla), è solo la terza forza con 38 seggi su 257.