Celebrato per il tasso di crescita economica, oltreché per l’apertura al turismo e agli investitori stranieri, il Marocco ha una doppia faccia. È anche il paese nordafricano dove si osservano le maggiori disuguaglianze. La denuncia è contenuta in un rapporto Oxfam.
Negli ultimi venti anni la crescita del Marocco è stata dinamica (4,4% all'anno in media tra il 2000 e il 2017), consentendo una notevole riduzione del tasso di povertà, dal 15,3% del 2001 all'8,9% del 2007, fino al 4,8% del 2014. Ma la diseguaglianza è rimasta pressoché immutata. Il coefficiente di Gini era pari a 39,9 nel 1985 e 39,5 nel 2014.
La crescente ineguaglianza è alimentata dalle inefficienze dell'istruzione e del sistema sanitario. Entrambi largamente privatizzati. Il risultato è che il paese è 123° su 188 nella classifica mondiale dell'Indice di sviluppo umano, dietro Tunisia e Algeria. E, anche le differenze di genere sono da record: secondo il "Global Gender Gap" il Marocco è 137° su 144 Stati.
E, sebbene le entrate fiscali rappresentino il 26,4% del Pil del Marocco (dati 2016), una percentuale ben superiore a quella di molti altri paesi africani, la tassazione non svolge una funzione redistributiva. E, dunque, non riduce le disuguaglianze. Non per caso, il Paese è nella lista grigia (non nera) dell'Ue dei paradisi fiscali.