Il Regno Unito finisce il 2023 in recessione secondo i dati preliminari di giovedì 15 febbraio. Gli economisti definiscono una recessione tecnica come due trimestri consecutivi di riduzione della produzione, ma la piccola entità delle diminuzioni registrate suggerisce che il Regno Unito è in stagnazione piuttosto che in una vera e propria recessione.
Questo andamento, però, potrebbe aumentare la pressione sulla Bank of England (la banca centrale britannica), affinché tagli i tassi di interesse dal livello massimo degli ultimi 16 anni. Un costo del denaro più basso stimolerebbe domanda, investimenti, consumi.
Il Pil del Regno Unito è sceso dello 0,3 per cento nel trimestre ottobre-dicembre, segnando una diminuzione superiore alle aspettative. Ciò segue un ribasso dello 0,1 per cento nel periodo luglio-settembre, il che significa che il Regno Unito ha registrato una contrazione per due trimestri consecutivi (ovvero la definizione standard di recessione tecnica).
È la prima recessione del Regno Unito dal 2020, all’inizio della pandemia. Tutti e tre i settori principali dell’economia nazionale hanno subito una contrazione nel periodo ottobre-dicembre. Il comparto dei servizi, che rappresenta circa i tre quarti dell’economia, è diminuito dello 0,2 per cento. La produzione, che comprende il manifatturiero, ha subito un calo dell’1 per cento, mentre l’edilizia si è ridotta dell’1,3.
Il ministro delle Finanze britannico Jeremy Hunt ha affermato che l’elevata inflazione resta “il più grande ostacolo alla crescita”, che costringe la Banca di Inghilterra a mantenere i tassi di interesse elevati e ostacolare la crescita economica.
L’inflazione è scesa in modo significativo nel Regno Unito, ma rimane ben al di sopra di quella dei Paesi di pari livello economico e dell’obiettivo del 2 per cento della Banca d’Inghilterra, mettendo sotto pressione le finanze delle famiglie. A gennaio il valore dell’indice principale dei prezzi al consumo si è attestato al 4 per cento su base annua.