Quattro settembre, ore 17: l’ultimo mezzo attraverserà il traforo del Monte Bianco. Poi il tunnel rimarrà chiuso al traffico fino al 18 dicembre. Uno stop di quindici settimane continuative per consentire il rifacimento di due porzioni di volta di trecento metri ciascuna, una sul lato italiano e una sul francese, a 60 anni dalla realizzazione dell’infrastruttura.
Ma serviranno altri 18 anni di chiusure autunnali per completare la ristrutturazione. Il che ha fatto scattare l’allarme di Confindustria che sintetizza così la situazione: “Addio al 10 per cento del Pil del Piemonte”.
Oltre alle conseguenze sull’economia, ci sono quelle sulla redistribuzione del traffico. Arrivano dal nord della Francia, dal Regno Unito e dal Benelux, ma anche dal Sud Italia, dall’Emilia Romagna e dall’Europa dell’Est le merci che passano ogni giorno attraverso il traforo del Monte Bianco.
Un flusso da 600 mila mezzi pesanti all’anno e circa 1 milione e 200 mila veicoli leggeri che con la chiusura per lavori di manutenzione del tunnel si distribuirà sulle altre arterie disponibili. L’effetto della chiusura del Bianco sarà di riversare 2 milioni di veicoli sul Frejus e altri valichi. Sulla tangenziale di Torino attesi 1800 camion in più al giorno e +60/70 per cento di traffico in Valsusa.