La lentezza della giustizia, in particolare in ambito civile, è uno dei principali problemi strutturali dell’Italia. L’inefficienza del nostro sistema giudiziario scoraggia gli investimenti, aumenta il costo del credito e riduce il tasso di occupazione e di partecipazione al mercato del lavoro. Il rapporto 2020 Doing Business della Banca Mondiale colloca l’Italia al 122° posto su 190 per la categoria ‘Tempo e costi delle controversie’ (Enforcing contracts). Tuttavia, il dato si riferisce a un tipo specifico di procedimento giudiziario e al solo Tribunale di Roma.
Meglio, forse, guardare i più completi dati sui procedimenti contenziosi pubblicati dal Cepej, che li ha recentemente aggiornati al 2018. Due sono i principali indicatori tratti dal rapporto su cui vale la pena di soffermarsi: il tasso di smaltimento dei procedimenti e il tempo necessario per portare a compimento i procedimenti.
Smaltimento dei procedimenti
Il tasso di smaltimento misura il rapporto tra i procedimenti definiti e quelli iscritti in un anno (moltiplicato per 100).
Secondo l’ultimo rapporto Cepej, nel 2018 il tasso di smaltimento complessivo del sistema giudiziario civile è stato superiore al 100%. Il sistema nel complesso è quindi riuscito a portare a conclusione un numero di cause civili superiore a quelle in ingresso, riducendo l’arretrato accumulato negli anni precedenti. I procedimenti pendenti sono infatti calati di circa l’8% dal 2016.
Il loro numero rimane però tra i più elevati a livello europeo. Solo la Bosnia-Erzegovina ha un numero di procedimenti pendenti più elevato.
Tempo necessario per portare a compimento i procedimenti
Per stimare il tempo necessario per portare a termine i procedimenti si calcola il rapporto tra i procedimenti pendenti e quelli definiti alla fine anno e si moltiplica per 365. Questo indice, chiamato ‘disposition time’, misura il tempo medio prevedibile di definizione dei procedimenti pendenti e, sotto certe ipotesi, è una buona stima della durata media dei processi.
Nel 2018 la giustizia italiana è stata la più lenta d’Europa. Il ‘disposition time’ per i processi che giungono al terzo grado di giurisdizione (Corte di Cassazione) si è ridotto nel 2018 da 2.950 a 2.656 giorni. Una durata (527 giorni per il primo grado, 863 giorni per il secondo grado e 1.266 giorni per il terzo grado) che equivale a sette anni e tre mesi circa. Si tratta comunque di un miglioramento rispetto al 2016 quando la durata media era stimabile in “otto anni”.
Ciononostante, nel 2018 i processi che giungono al terzo grado di giudizio durano circa la metà in Francia e in Spagna. Si scende a circa un terzo nel caso della Germania. In Europa, solo la Grecia ha una durata dei processi più elevata che in Italia per il primo grado di giudizio e solo Malta per il secondo grado. Nessun paese, invece, è più lento dell’Italia in terzo grado di giudizio.