Entro il 2030 l'Europa dovrà spendere 1.500 miliardi di euro in infrastrutture sociali per colmare il massiccio sottofinanziamento accumulato negli ultimi anni e affrontare le richieste sempre crescenti di welfare.
Una ripresa degli investimenti pubblici nel settore sarebbe la soluzione per invertire la rotta rispetto al declino che si è prodotto: il rapporto "Boosting Investment in Social Infrastructure in Europe" tuttavia si concentra sui modi in cui il settore privato potrebbe colmare il divario di investimenti attraverso i partenariati pubblico-privato (PPP). Evidentemente, però, si tratta di operazioni rischiose come dimostra il recente crollo della società Carillion (coinvolta in diversi PPP).
La Corte dei conti europea in una recente relazione ha analizzato 12 PPP co-finanziati dall’Unione europea rilevando “diffuse carenze e benefici limitati, con 1,5 miliardi di euro di spesa inefficiente e inefficace” e sottolineando l’inadeguatezza delle politiche e delle strategie, dovute ad analisi non conformi e accordi squilibrati sulla condivisione del rischio.
La Commissione europea ha sollecitato alcuni paesi membri ad aumentare gli investimenti pubblici, ma con scarsi risultati: è necessario un approccio molto più deciso. La sfida del Vecchio Continente per finanziare le politiche sociali deve attingere in primis alle risorse del settore pubblico e non ai discutibili contributi dei PPP.
Boosting Investment in Social Infrastructure in Europe (ELTI)