Per la prima volta in più di trent’anni la Cina crescerà meno rispetto agli altri vicini emergenti asiatici. La Banca Mondiale abbassa le stime del Dragone al +2,8%, meno dell’8,1% del 2021 e del 4-5% stimato in aprile.
Pesano lockdown, crisi immobiliare e disoccupazione giovanile. La vera tigre sarà il Vietnam. Per Pechino si tratta di una forte battuta d’arresto in un’economia asiatica che invece migliora. Esclusa la Cina la regione è infatti attesa crescere quest’anno del 5,3%, in aumento rispetto al +2,6% del 2021.
La Cina aveva fissato un obiettivo per il Pil di circa il 5,5% quest’anno, che sarebbe stato comunque il più basso da tre decenni, ma le prospettive si sono notevolmente deteriorate negli ultimi sei mesi. La politica di contrasto alla pandemia di coronavirus attraverso lockdown e test di massa ha limitato la mobilità e ridotto l’attività dei consumatori proprio mentre il settore immobiliare - che rappresenta circa il 30% dell’attività economica cinese - sta subendo un crollo storico.
Lunedì anche l’Ocse ha previsto un rallentamento dell’economia cinese al 3,2% quest'anno. La scorsa settimana era stata invece la Banca asiatica per lo sviluppo a rivedere al ribasso le proprie previsioni di crescita per il 2022, tagliandole dal 5% di aprile al 3,3%.