Se eletto, Donald Trump ha intenzione di imporre dazi sulle importazioni fino al 20 per cento su tutti i beni importati, con picchi del 60 per cento sui prodotti cinesi e del 200 per cento sulle auto prodotte in Messico, confermando così la volontà di riprendere le politiche protezionistiche del suo primo mandato.
Durante la presidenza di Trump (gennaio 2017 - gennaio 2021), le entrate da dazi doganali erano aumentate rapidamente, con il valore più alto raggiunto nel quarto trimestre del 2019: 85,4 miliardi di dollari, un incremento del 128 per cento rispetto ai 37,4 miliardi di inizio 2017.
È stato il risultato delle misure protezionistiche adottate con l’obiettivo di ridurre il deficit commerciale statunitense, soprattutto nei confronti della Cina. La pandemia aveva poi portato a minori scambi commerciali e di conseguenza il valore assoluto delle entrate fiscali dei dazi si era ridotto.
Con l’insediamento del democratico Joe Biden non c’è stato un cambiamento sostanziale: anzi, le entrate da dazi nel secondo trimestre del 2022 hanno raggiunto il picco di 109 miliardi di dollari. Dal terzo trimestre del 2022 fino al secondo trimestre del 2024 i valori sono diminuiti, e hanno raggiunto il valore più basso nell’arco di tutto il mandato del presidente uscente (78,1 miliardi di dollari). Ma a maggio scorso Biden ha imposto dazi al 100 per cento sulle auto elettriche provenienti dalla Cina, il cui impatto non è ancora visibile dai dati.