L’economia americana è cresciuta nel quarto trimestre del 6,9%, sopra le attese degli analisti che scommettevano sul +5,5%. Per il 2021 l’aumento è del 5,7%, il maggiore dai tempi della presidenza di Ronald Reagan. Era infatti dal 1984, quando il pil segnò il +7,2%, che non si registrava una crescita così veloce. Il prodotto interno lordo della prima economia al mondo aveva segnato il -3,4% nel 2020, tonfo ampiamente recuperato in un anno. Per Biden si tratta di una boccata di ossigeno in un momento delicato per la sua amministrazione, fra le tensioni Russia-Ucraina e la popolarità in calo in casa.
Dati che spianano la strada alla Fed. La banca centrale Usa ha confermato di fatto l’imminente aumento dei tassi e lo stop agli acquisti del programma straordinario per risollevare l'economia. Powell ha rafforzato la determinazione della Fed a combattere l'inflazione, che ormai è ben sopra il 2% da molto tempo, e ribadito che la ripresa economica in atto lo consente, visto che anche il mondo del lavoro ha compiuto il suo recupero.
E così la banca centrale Usa è pronta ad alzare i tassi nel mese di marzo e subito dopo, con la fine degli acquisti obbligazionari a inizio mese, avvierà il processo di riduzione del bilancio. Ma la Fed ha chiarito che la riduzione della dimensione del bilancio non avverrà attraverso vendita diretta dei titoli nel portafoglio ma attraverso i non reinvestimenti dei titoli che andranno a scadenza. Il processo sarà dunque graduale.