Il Pil statunitense frenerà oltre le previsioni sia quest’anno che il prossimo, azzoppato dalla stretta monetaria avviata dalla Federal reserve per contrastare l’inflazione. Il taglio delle stime è contenuto nel Rapporto ex articolo 4 stilato dal Fondo monetario internazionale al termine della sua missione annuale a Washington. Nel dettaglio, l’economia a stelle e strisce crescerà del 2,3% nel 2022, contro il +2,9% atteso a giugno, e dell’1% nel 2023, a fronte del +1,7% previsto in precedenza. L’inflazione è invece stimata al 6,6% quest’anno per poi scendere all’1,9% il prossimo. “L’economia statunitense - si legge nel rapporto - ha recuperato rapidamente dalla pandemia ma il rimbalzo della domanda ha stressato la catena delle forniture e causato un brusco aumento dell’inflazione.
L’economia è attesa rallentare, a causa della stretta monetaria della Fed e della fine dei programmi di assistenza messi a punto durante il Covid, riportando l’inflazione all’obiettivo del 2% fissato dalla Fed entro la fine del 2023”. Tuttavia - avverte il rapporto – “se l'inflazione si dovesse mostrare più persistente delle attese, la Fed dovrà operare una stretta monetaria più forte, che rallenterà ulteriormente l’economia”.
Il Fondo nota anche che i salari, in molti casi, non sono riusciti a stare dietro all’inflazione, “erodendo il potere di acquisto dei cittadini”. La crescita dei consumi è dunque prevista azzerarsi entro l’inizio dell'anno prossimo. Inoltre, sebbene l’aumento del prezzo di carburanti e beni alimentari “sia stato determinato da eventi globali, anche i prezzi di un’ampia serie di voci sono saliti, inclusi quelli per le abitazioni e i trasporti”. Per questo - conclude l’Fmi – “la Fed deve agire rapidamente e con decisione per contrastare l’inflazione e riportare la stabilità dei prezzi”.