Il Pil Usa migliore delle attese e il dato superiore alle stime dei sussidi alla disoccupazione hanno confermato che l’economia americana può sostenere la stretta monetaria della Fed, convalidando così i toni da falco utilizzati dal presidente della banca centrale statunitense Jerome Powell nell’ultima riunione e alimentando allo stesso tempo i timori del mercato sugli effetti delle politiche monetarie restrittive.
Timori confermati dal Conference Board che, diffondendo un superindice inferiore alle attese, paventa una possibile recessione negli Usa per la prima metà del 2023.
L’attuale balzo del Pil della prima economia al mondo non è certo una buona notizia per l’Europa, che cresce meno degli Usa. Ancor di più alla luce degli ultimi dati, la Fed continuerà ad alzare i tassi e la Bce andrà a ruota, aumentando la probabilità che il Vecchio continente cada a breve in recessione.
Inoltre, il possibile aumento della domanda avvantaggerebbe perlopiù le imprese statunitensi che godono di forti politiche protezionistiche messe in atto dal governo Usa.